Non è mai facile parlare delle epoche della Storia ancor meno lo è se si vuole scandire i tempi in una realtà piccola che in qualche maniera ha intercettato la Storia casualmente: ‘epoca’ scaturisce dal greco epoché astéron, l’arresto degli astri, la posizione delle stelle – ma ha perso il riferimento essenziale alle stelle. Quella di epoché astéron è un’immagine bellissima che sembra voler quasi arrestare le stelle sospendendole al punto di apogeo dove l’astro sembra fermarsi, un punto d’arrivo, ma più astrattamente anche il punto occupato (épechein vale “trattengo, sospendo, occupo un posto”).
Non stupisce allora che la configurazione del cielo così descritta possa diventare il periodo di tempo, l’età, l’era – l’epoca. Epoca quindi diventa quel lasso di tempo in cui, se ci facciamo complici dell’approssimazione sfumata dei nostri sensi, il fluire continuo è trattenuto, definito in maniera discreta in una fase cronologica con avvenimenti e processi propri. Così considerando l’epoca medievale, l’epoca antica, l’epoca moderna, l’epoca contemporanea abbiamo l’idea che in qualche modo ci sia un cielo fisso di valori, di dinamiche, anche se sono srotolamenti secolari eterogenei, desultori.
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